giovedì 7 maggio 2009

Una nuova stagione

* intervento in occasione di "Quello che le donne fanno", 5 aprile 2008

Non voglio parlare di donne, voglio parlare alle donne. Io credo che un antidoto ai veleni del disinteresse e dell’antipolitica sia costituito proprio dall’impegno di noi donne e dall’idealismo concreto dei giovani. Ho la fortuna di riassumere entrambe queste caratteristiche. Sono una giovane donna e, in quanto tale, ho una prospettiva che mi fa andare subito al centro delle questioni che interessano la maggioranza degli Italiani: il diritto alla casa per le giovani coppie, la gestione del reddito e la necessità di una rete di supporto alle famiglie, la trasformazione dei nostri quartieri in luoghi più sicuri, più accoglienti, più adeguati alle esigenze dei nostri anziani e dei nostri bambini. Il mio impegno è cominciato proprio per questo. Nel 2004, quando ho iniziato a occuparmi della mia città da consigliere della quinta circoscrizione, quella di Camporeale, ho pensato che ci fossero subito delle questioni molto pratiche da affrontare. Io voglio stare bene nel luogo in cui vivo e voglio che mio marito, i figli che avremo un giorno, i miei amici e vicini di casa possano stare bene nella propria città, la nostra città, Foggia. E allora mi sono impegnata affinché il mio quartiere fosse dotato di buone strade, di marciapiedi che rendano sicuro il cammino degli anziani, di spazi verdi per i bambini, di panchine e di luoghi in cui poter chiacchierare, conoscersi, diventare una vera comunità.
E’ da questo che dobbiamo cominciare, dal decoro, dalla sicurezza e dalla bellezza dei luoghi in cui viviamo. Se ci curassimo della nostra città come delle nostre case, allora avremmo di certo città più pulite, più accoglienti, dove vivere è più bello e più sicuro.
Anche perché la solitudine di tanti anziani e il disagio e la marginalità di tanti giovani si possono combattere proprio iniziando dai quartieri, trasformandoli in luoghi dove si costruisce la voglia di stare insieme e si combatte la tendenza all’isolamento. Per questo motivo mi sto impegnando affinché anche a Foggia nasca una Banca del Tempo. Molti di voi sanno di cosa si tratta. E’ una rete di persone che volontariamente, e senza la necessità di spendere soldi, si scambiano gratuitamente un servizio utile per crescere, a stare bene con gli altri, per migliorarsi e stringere relazioni di amicizia e collaborazione. Io metto a disposizione un’ora del mio tempo per insegnare come viaggiare in internet e magari una giovane donna africana mi dona un’ora del suo tempo insegnandomi a preparare il cous-cous.
E’ un modo semplice per superare le barriere. Per costruire una società che impara a conoscersi, a occuparsi delle persone e dei loro sogni, a curarsi del diritto di tutti e di ciascuno alla felicità. Io credo che non sia ridicolo né ingenuo impegnarsi con tutte le proprie forze per costruire una società migliore, dove non si abbia paura sognare, di camminare liberamente per strada e di offrire un po’ del proprio tempo per aiutare qualcun altro a stare meglio.
Le donne possono fare tanto. Prendendosi tutto lo spazio che meritano i temi e i progetti a loro più cari. Abbiamo una prospettiva più ampia sui problemi. Abbiamo creatività e senso pratico. Le stesse virtù che permettono a migliaia di donne, ogni giorno, di amministrare un bilancio familiare sempre più risicato. Le stesse virtù che permettono a tante donne impegnate in politica di mettere al centro i problemi della scuola, l’importanza della ricerca, il ruolo della prevenzione per il diritto alla salute, al lavoro. Se Berlusconi pensa che il precariato si risolva cercando la dote del principino azzurro si sbaglia di grosso. Ci sottovaluta e mostra poco rispetto più per sé stesso che per la nostra volontà di farci strada con le nostre forze, la nostra capacità di guardare più lontano restando sempre con i piedi per terra, di sognare senza perdere il contatto con la realtà.
Questo è il nostro impegno. Questo è il mio impegno. Lavorare a progetti che contengono sempre un seme di futuro, che guardino alla realtà con l’ambizione di trasformarla. Fantasia e concretezza si coniugano meglio al femminile, come dimostrano l’esperienza e l’impegno delle donne che svolgono funzioni negli enti locali e in Parlamento.
A me piace considerare il potere per quello che è: la possibilità di fare e trasformare la realtà sociale in cui vivo. A partire da un piccolo quartiere, facendo leva sulla visione e il monitoraggio dei bisogni concreti che le madri, le nonne e le ragazze del nostro territorio hanno ben presenti: il lavoro, le pensioni, gli stipendi da aumentare anche in base al merito e alla produttività, il sistema educativo e della formazione da potenziare, la rete dei sostegni a politiche sociali più vicine alle necessità di chi vuole riscattarsi da una condizione di disagio.
Ci sono tante donne pronte a impegnarsi ancora e ad ascoltare: mettiamo insieme queste capacità, realizziamo concretamente un’alleanza ricca di tutte le capacità che le donne e i giovani vogliono mettere al servizio del bene comune. Noi donne dobbiamo essere come gli alberi in primavera: con le radici ben piantate per terra e i rami che guardano verso l’alto indicando il cielo e un futuro che aspetta solo di sbocciare.
Lasciateci libere di impegnarci, lasciateci fare ciò che cuore e cervello ci suggeriscono, lasciateci costruire un nuovo futuro. La partecipazione nei giovani deve essere alimentata non con promesse illusorie, ma permettendogli di essere protagonisti nei luoghi di studio e di lavoro, offrendogli spazi di aggregazione che devono essere ripensati e costruiti secondo le loro idee e necessità. Io credo che in questo modo, quella GENERAZIONE X tanto criticata, possa dimostrare di avere valori, propensione al lavoro di squadra e capacità di dimostrare che la disaffezione e l’allergia alla partecipazione politica possono essere superate. Ai giovani dobbiamo far riscoprire la gioia dell’appartenenza. NON E’ VERO che i partiti e le persone che si occupano di politica sono tutti uguali. Non è vero che dietro l’impegno c’è sempre un interesse individuale. La differenza tra destra e sinistra esiste, ed è quella segnata dal differente punto di partenza che le anima: NOI di sinistra PARTIAMO DALLE COSE CHE CI ACCUMUNANO, loro partono da ciò che divide un uomo dall’altro: il conto in banca, il colore della pelle, i gusti sessuali, l’appartenenza religiosa, l’essere del SUD invece che del NORD. NOI VOGLIAMO FARE LA STORIA, loro vogliono riscriverla per farci dimenticare come è stato costruito questo paese e con quali sacrifici è stato liberato dall’orrore nazifascista e dalla discriminazione di chi ha sudato nelle fabbriche e in mezzo ai campi per dare la possibilità ai propri figli di studiare e di compiere un passo in avanti.
Con le donne e con i giovani non bastano le promesse, serve che torni in campo la BUONA POLITICA, quella che gli dà la possibilità di scegliere se impiegare il proprio talento qui, in Capitanata, nel Sud, oppure se preferiscono fare un’esperienza di vita altrove. Ma devono poterlo scegliere, non essere costretti, come avviene ancora oggi, ad emigrare volenti o nolenti perché nella loro terra non ci sono opportunità e non si premia il merito. Il Partito Democratico deve affermarsi come la forza politica che promuove il talento e che è capace di offrire nuovi strumenti di riscatto al Mezzogiorno d’Italia e all’intero Paese. Solo in questo modo le istituzioni e la politica riacquisteranno quella fiducia che oggi manca quasi del tutto. Un vuoto che non può essere riempito da chi ci sbatte in faccia ogni giorno la realtà distorta e patinata delle televisioni dove l’apparire prevale sull’essere dove il modello di donna è quello delle veline. Ritorna la donna oggetto, un balzo nel passato!
In un articolo de «la Repubblica», intitolato Donne in Europa, carriera negata si fa notare come, pur costituendo il 57% della forza lavoro, le donne europee, in quanto a posti di comando, sono svantaggiate rispetto alle americane. In Italia le dirigenti sono appena il 18% sul totale della forza lavoro femminile.
Il tetto di cristallo è duro da rompersi.
Poche le candidate e in numero irrilevante le elette. Esigua, quindi, la loro presenza in parlamento o al governo.
Dare maggiore visibilità alle donne e ai giovani darebbe un più alto senso alla partecipazione politica e sarebbe un modo concreto di avviare concretamente una NUOVA STAGIONE.

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